Svezzamento, nutrizione, scelta vegetariana/vegana per i bambini piccoli: argomenti troppo importanti per non essere messi in evidenza e quindi linkati.
Elisa (linkata qui nel blogroll a fianco) si occupa di varie cose; oggi in particolare ci tengo a segnalare alcuni suoi post interessantissimi sullo
svezzamento naturale:
http://www.mestieredimamma.it/11/07/2011/alimentazione/svezzamento-naturale/svezzamento-naturale-qualche-spunto-per-iniziare/
http://www.mestieredimamma.it/11/07/2011/alimentazione/svezzamento-naturale/svezzamento-naturale-qualche-spunto-per-iniziare/
http://www.mestieredimamma.it/04/05/2010/alimentazione/nutrire-significa-educare/
Ringrazio Elisa per gli argomenti importanti che affronta e per l'impegno con cui lo fa!
A questo aggiungo una mia relazione sul testo della dott.ssa T. Valpiana sull'argomento.
“L’alimentazione naturale del bambino” di T. Valpiana.
Questo libro si compone di 3 sezioni: la prima parla dell’alimentazione del lattante, la seconda dello svezzamento e la terza dell’alimentazione naturale dei bimbi più grandicelli.
Il primo capitolo riguarda addirittura la preparazione della mamma alla nascita del suo bimbo da un punto di vista alimentare: i principi dell’alimentazione naturale, gli alimenti consigliati, l’alimentazione dettagliata della gestante, con integratori e alimenti da evitare. E’ un capitolo molto interessante che tratta, anche con molta sensibilità, il punto di vista del neonato col suo istinto di suzione, che dopo la nascita dovrebbe essere soddisfatto prima possibile per non diventare angoscia e disperazione: “Dopo il sangue del cordone ombelicale, il latte diviene il legame tra due esseri”, perché “ il neonato, oltre al latte, succhia piacere e conoscenze”.
Il capitolo 2 mi ha fatto sorgere qualche perplessità. Si parla di allattamento al seno e si dice:”Dal 10° al 30° giorno il latte prodotto è più energetico e calorico. Solo dopo il 30° giorno, viene prodotto il latte definitivo”(pag.19). Ma il “latte maturo” non è forse prodotto già tra la 1a e la 2a settimana (dopo il colostro, quindi) e mantiene le caratteristiche pressoché costanti per tutto il periodo dell’allattamento?
E ancora (pag.21):”[…]quattro o cinque mesi di allattamento al seno costituiscono una riserva di salute che accompagna tutta la vita”. Cosa intende dire? Che bastano SOLO (o ALMENO) 4 o 5 mesi di latte materno perché il sistema immunitario del b. sia protetto? Che oltre il 5° mese non serve più il latte materno perché il sist. immunit. del b. ormai è formato e non riceverebbe più anticorpi? E’ poco chiaro questo punto.
Lo schema presentato poi con il confronto tra latte materno e quello vaccino è buono e chiaro, ma poi si passa alla “preparazione del seno” nel cap. successivo e qui…(pag.26) “poche gocce di limone sui capezzoli ogni giorno, faranno acquisire loro la necessaria resistenza”(mi sembra un consiglio un po’ obsoleto, oltre che inutile), perché verranno “maltrattati dalla violenta suzione del neonato affamato”…Oh, mamma! Non l’avevo mai visto sotto questo aspetto…
A pag.31 poi, si legge:”Se egli apprende che, nel momento in cui ha fame, viene data risposta alla sua esigenza, imparerà a NON CONFONDERE CONTINUAMENTE LA RICHIESTA DI CIBO CON QUELLA DI CONSOLAZIONE e instaurerà vere e proprie poppate”.(mi sembrava di leggere un trattato del 1800!!!) Credo che questa affermazione sia un po’…LIMITATIVA: il b. poppa quando ha fame , quando ha sete, quando è annoiato, quando è triste o ha dolore, senza CONFONDERE le cose…Il seno è LA risposta ad OGNI necessità!
Ci sono poi riferimenti un po’ contraddittori alla durata delle poppate (durata che va “progressivamente aumentata, fino a raggiungere i 15-20 min. per ogni poppa”, con eventuale ruttino tra una poppa e l’altra, anche se poco prima l’Autrice aveva affermato che “la durata di ogni poppata va decisa esclusivamente dal neonato”!!!) e alla loro frequenza, nonché un accenno allo svuotamento manuale del seno, da preferire al tiralatte elettrico o a pompa che possono favorire l’insorgere delle ragadi (che strano:a me è servito per farle andar via invece!!!)
Subito dopo (pag.33), l’A. ci dice che “particolarmente nel primo periodo, i capezzoli possono essere ripuliti con qualche goccia di limone e poi unti con burro di cacao o lanolina (ma non ne vedo la necessità!!!).Ma è sicuramente meglio detergere e ammorbidirli spalmando qualche goccia di latte” (ma le ghiandole di Montgomery allora a che servono?!? E l’Autrice sa che esistono?)
Poi raccomanda di “sostenere il seno con un morbido e ampio reggiseno in cotone, evitando però quelli del tipo da allattamento in commercio, perché questi indumenti bloccano il flusso di latte e rendono difficile la presa del capezzolo da parte del b.” e anche questa mi risulta nuova…
Subito lì accanto ci sono anche consigli sui “cibi da evitare” perché altererebbero il gusto del latte: mi sembrano, anche queste, indicazioni un bel po’ superate! Se assunti in gravidanza, il b. si è già in parte abituato al loro gusto, per cui non c’è motivo di non mangiarli anche dopo, in allattamento.
E il capitolo si conclude con uno schema, conciso ma efficace, dei vantaggi dell’allattamento al seno per il neonato e per la madre.
Il capitolo successivo tratta “L’allattamento artificiale”, che a parer mio c’entra poco con L’ALIMENTAZIONE NATURALE DEL B., ma secondo l’A.ci sono motivi culturali e psicologici che portano ad allattare artificialmente le donne di oggi; però la morale è: meglio una madre che dà il biberon, ma è serena, piuttosto che una madre che offre il seno per forza.
E nonostante ribadisca (pag.43) che per “i primi 6 mesi di vita l’alimento migliore è il latte materno” e che dunque “l’allattamento artificiale è da usare solo in assoluta assenza di latte materno(della madre naturale o di altre donne)”, ci tiene comunque a dare informazioni circa i latti in polvere(riferimento, secondo me, fuori luogo!), i latti vegetali, il latte di cereali (con tanto di ricetta per prepararlo in casa), il latte di mandorle,quello vaccino e quello di capra e dà uno schema alimentare per i primi quattro mesi, con cui si è constatato uno sviluppo regolare del b.
Ci dà perfino indicazioni sul biberon, su come pulirlo e come tenerlo per nutrire il b.!
C’è quindi un capitolo che raggruppa delle situazioni “particolari”(solo accenni, peraltro!): nascita pretermine, nascita gemellare, ittero neonatale, neonati con problemi(ad es. malformazioni di qualche tipo o palatoschisi), familiarità allergica, taglio cesareo( per cui dice che “la donna deve essere messa nella condizioni di riposare[…] Già dal 3° giorno, l’organismo inizierà a riprendersi e l’allattamento potrà instaurarsi libero e abbondante”…spero non voglia dire che si devono aspettare 3 gg prima di allattare il proprio bimbo se nasce col t.c.!) e parla anche di “ritorno al lavoro della mamma”(ma questo cosa c’entra con le situazioni particolari presentate prima?), con tanto di rimandi alla normativa italiana in materia di “tutela della madre lavoratrice e congedi parentali” e conclude il cap. con riferimenti alla “Strategia globale UNICEF per l’alimentazione dei neonati e dei bambini”: non è chiaro se quanto detto in questo box sia ripreso da qualche testo dell’UNICEF o sono parole dell’A., però si afferma che “Gli operatori sanitari andrebbero messi in condizione di offrire sostegno efficace sull’alimentazione e[…] questi servizi andrebbero estesi tramite[…] gruppi di mutuo aiuto (aiuto da mamma a mamma)”. Ma La Leche League fa proprio questo, perché non viene citata?!?
La prima parte del libro si conclude con una serie di elementi e parametri da osservare per verificare il benessere e la salute del bimbo.
Si passa alla 2a parte, lo svezzamento, e se all’inizio dice evidente che il miglior cibo per il b. è il latte materno e che più a lungo gli viene fornito meglio è, l’A. avverte però che “un allattamento materno esageratamente prolungato, anche oltre i segnali di autonomia del b., spesso risponde più alle esigenze della madre che non a quelle del figlio”. Non è specificata però l’età del b. entro cui l’allattamento al seno può essere correttamente prolungato e al di là del quale è invece esageratamente prolungato (come se ci fosse un’età al di là della quale è bene non fare più coccole al b. per non creare problemi psicologici e di distacco da e per la madre!) e ancora:”[…] passare da un’alimentazione lattea ad una più variata è […]la ricerca di un’alimentazione che si adegui alle diminuite necessità di crescita del b.”. Diminuite? Non semplicemente cambiate?
Poi si dice che “lo svezzamento è un momento delicato per lo sviluppo del b.” perché “la madre gli rifiuta il cibo abituale, gli offre degli alimenti dal gusto diverso…”, ma il cibo – soprattutto all’inizio!!!- è INTEGRAZIONE del latte materno e NON SOSTITUZIONE!
Seguono allora indicazioni sulla necessità che il tutto avvenga come passaggio graduale, senza fretta e senza imbrogli o distrazioni durante il pasto e che si lasci il b. libero di toccare il cibo e le cose che ha intorno per imparare a conoscere anche con le mani, oltre che con le stoviglie adatte a lui (che devono essere sempre pulite e senza disegni sofisticati…).
Un capitolo, secondo me, valido (finalmente!) è quello successivo, dove si danno motivazioni per cui scegliere alimenti il meno possibile manipolati, il più possibile integri, come la Natura ce li offre, con uno sguardo approfondito alle combinazioni alimentari, ai tipi di cottura migliori, ai condimenti e agli “effettivi bisogni alimentari dell’organismo umano”, ricordando che in una alimentazione vitale del b. sono indispensabili per la sua crescita anche il sole, l’aria e l’acqua.
Dopo una critica (ben fondata) alla dietetica infantile prodotta dalle grandi aziende riguardo al problema delle intolleranze ed uno schema per le diverse tappe dello svezzamento, dai 5 mesi ai 3 anni d’età, da applicarsi “con buon senso ed elasticità mentale”, si passa alla parte più corposa del libro: gli alimenti nel dettaglio, proprietà, perché mangiarli, perché no, con tanto di facili ricette da realizzare.
Si conclude con riferimenti a condizioni “particolari” come: il b. che non mangia, che mangia troppo, quello allergico, quello vegetariano e il b. ammalato; insomma, un accenno a situazioni che potrebbero verificarsi e che possono cogliere impreparati.
La 3a ed ultima parte (la più breve) ribadisce i vantaggi di un’alimentazione sana anche dopo che il b. è cresciuto e suggerisce, ad esempio, cosa offrirgli a colazione, pranzo, merenda, cena, in vacanza o durante una festa.
Concludendo, direi che questo testo presenta numerose incongruenze- soprattutto nella prima parte- e gli schemi sono da prendersi davvero “con le molle”, ma se utilizzato come guida ai singoli alimenti, così da poter avere informazioni dettagliate su cosa mangiamo e facciamo mangiare al nostro b. a partire dallo svezzamento, può essere un’utile fonte di proposte alimentari.
Sicuramente è da sconsigliare ad una mamma che ha appena cominciato ad allattare, se non ha le informazioni corrette: è troppo contradditorio e in alcuni casi superato!
Serenità e benedizioni a tutt*